La rinuncia dello Stato al ruolo strategico di guida della società

Pubblicato il 17 aprile 2024 alle ore 09:03

Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a un fenomeno crescente di ritiro dello Stato dal suo tradizionale ruolo di guida e regolatore della società, in particolare nei settori che riguardano il benessere sociale dei cittadini. Questa tendenza si è manifestata in diversi ambiti cruciali come la salute e l'integrazione degli anziani, il supporto al sistema educativo, le politiche di sostegno alla natalità e l'inclusione sociale degli immigrati. In tutti questi settori, le motivazioni economiche e le scelte di politica fiscale hanno spesso prevalso sulle necessità sociali, con ripercussioni significative sulla coesione e la qualità della vita nella società contemporanea.

 

                                                  Rinuncia alla gestione delle politiche sociali per gli anziani

La popolazione anziana sta crescendo in numerosi paesi sviluppati, ma la risposta degli Stati a questa trasformazione demografica sembra inadeguata. Molti governi hanno progressivamente ridotto i fondi destinati ai servizi essenziali come l'assistenza sanitaria e l'integrazione sociale degli anziani. Le ragioni di questa rinuncia sono spesso di natura economica, legate al tentativo di ridurre le spese pubbliche. Tuttavia, questo approccio omette di considerare gli impatti a lungo termine, come l'aumento dei costi sanitari dovuti alla mancata prevenzione e alla cura tardiva delle malattie legate all'età.

 

                                                                        Mancato intervento nella scuola

Anche nel settore dell'educazione, lo Stato si è progressivamente disimpegnato, limitando gli investimenti nelle politiche di miglioramento e integrazione. Questo ritiro si manifesta in una crescente disparità di opportunità educative, influenzando negativamente la mobilità sociale e economica. Invece di promuovere un'educazione inclusiva e di qualità, capace di adattarsi alle esigenze di una società in evoluzione, molti governi hanno lasciato che le scuole lottassero con risorse limitate, aumentando così il divario tra istituzioni private e pubbliche.

 

                                                                 Rinuncia al sostegno effettivo alla natalità

Nonostante numerosi proclami sull'importanza di invertire il trend del calo delle nascite, lo Stato ha spesso fallito nell'implementare politiche efficaci di sostegno alla natalità. Le misure adottate sono risultate insufficienti o non adeguatamente supportate da fondi e iniziative concrete, rendendo la paternità un percorso economicamente e logisticamente proibitivo per molte giovani famiglie. Questa mancanza si traduce in un ulteriore invecchiamento della popolazione e in una pressione crescente sui sistemi di welfare.

 

                                      Rinuncia a politiche di programmazione e inclusione sociale dell'immigrazione

Infine, la gestione delle politiche migratorie è un altro settore in cui lo Stato sembra aver abdicato al suo ruolo. Invece di creare programmi strutturati per l'integrazione e l'inclusione sociale, molti governi hanno optato per un approccio reattivo, caratterizzato da misure emergenziali e spesso guidato da considerazioni politiche di breve termine. Questo ha impedito la realizzazione di strategie proattive che potrebbero beneficiare sia gli immigrati sia le società che li accolgono.

 

                                                                                            Il futuro necessario

La rinuncia dello Stato al suo ruolo di guida strategica ha implicazioni profonde. Senza un intervento efficace e inclusivo in questi settori chiave, le società rischiano di diventare sempre più diseguali e frammentate. La sfida per i futuri governi sarà quella di riconoscere e riaffermare il ruolo dello Stato come garante di equità e progresso sociale, investendo in maniera sostenibile e visionaria nel capitale umano e sociale del proprio paese.

 

edit. Stefano Cavinato

 

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